GIGLIOLA CANDIAN: EM MEDJUGORJE FUI CURADA DE ALMA E DE CORPO

SEGUE

Ogni uomo di fronte alla malattia si pone il perché del dolore e della sofferenza.

Cercando molto spesso, la soluzione nei rimedi umani e scientifici, ma talvolta, anche chi si dichiara ateo, si rivolge a Dio, ripetendo quanto si dice nel Vangelo: “Signore, se vuoi puoi sanarmi!”.

A Medjugorje la Regina della Pace ci invita alla preghiera costante ed all’offerta della sofferenza a Dio per la salvezza dell’umanità. Maria, essendo Madre, non può che comprendere e venire incontro a un figlio che si rivolge a Lei, non può negargli mai il suo abbraccio e il suo aiuto.

“Cari figli! In questi giorni mentre festeggiate la Croce desidero che anche per voi la vostra croce diventi gioia.

In modo particolare, cari figli, pregate per poter accettare la malattia e le sofferenze con amore come le ha accettate Gesù. Soltanto così potrò con gioia darvi grazie e guarigioni che Gesù mi permette. Grazie per aver risposto alla mia chiamata” Disse Maria nel messaggio dell’11 settembre 1986.

Sono molti i malati che vengono a chiedere l’aiuto della Madonna a Medjugorje per ottenere da Dio la guarigione: alcuni l’hanno ottenuta, altri invece hanno ottenuto il dono di sopportare con gioia le loro sofferenze e di offrirle a Dio.

Il numero delle guarigioni straordinarie attribuite alla intercessione di Maria a Medjugorje varia molto, a seconda di chi le giudica. Sono tantissime stando alle testimonianze spontanee dei guariti o dei loro familiari, sono viceversa meno numerose per coloro che, giustamente, pretendono una rigorosissima documentazione medica per avallarle.

Sono addirittura nulle – ossia si tratterebbe di meri fenomeni di autosuggestione – per coloro che negano a priori la veridicità delle apparizioni.

Nel 1983, alcuni medici italiani, fondarono l’Associazione Scientifica Regina Pacis (A.R.P.A.) e presso l’ufficio per le constatazioni delle guarigioni straordinarie aperto dalla stessa associazione a Medjugorje, sono state registrate diverse centinaia di casi. Una equipe plurispecialistica coordinata da alcuni medici, tra i quali il dott. Antonacci, il dott. Frigerio e il dott. Mattalia, hanno studiato alcune decine di casi e in accordo con il severo protocollo del Bureau Medical di Lourdes, hanno dichiarato che molti di essi avevano i caratteri della immediatezza, della totalità e della irreversibilità oltre ad essere patologie incurabili per la scienza medica ufficiale.

I veri miracoli, però, che avvengono a Medjugorje sono le conversioni del cuore, il numero delle testimonianze dei pellegrini che si sono convertiti è diventato ormai enorme. Queste testimonianze non trovano spazio sulla stampa, sia perché le conversioni sono un evento estremamente personale, sia perché una conversione non fa notizia, a meno ché, il convertito non sia un personaggio pubblico o famoso.

Tra i diversi casi, ve ne uno particolare, avvenuto non molto tempo fa, il 13 Settembre dell’anno appena passato, quello di Gigliola Candian. A Medjugorje, Gigliola si è alzata di colpo dalla sedia a rotelle dopo 10 anni di calvario, era afflitta da una grave forma di sclerosi multipla atipica che le aveva paralizzato le gambe. Oggi cammina, anche se a fatica e aiutandosi con le stampelle, ma prima di quel 13 Settembre era inchiodata ad una sedia a rotelle.

Gigliola è una bella donna di 49 anni, è nata e vive in provincia di Venezia a Fossò, un piccolo centro, guarda caso gemellato con Citluk, la città Bosniaca di cui Medjugorje è frazione. E’ sicuramente una casualità per molti, un segno per coloro che hanno fede.

Questa è l’intervista che ho realizzato con Gigliola Candian.

– Gigliola puoi raccontare, brevemente, come era la tua vita, prima della malattia?

Ora mi aiuto con le stampelle, ma ho un passato di atleta. Ho infatti, praticato nuoto a livello agonistico, ero una giovane promessa nella specialità del dorso. Amavo talmente questo sport, che sono voluta diventare un’ insegnate di nuoto. L’ho fatto per diversi anni, istruendo i giovani.

– Sei stata anche sposata, vero?

Si, lo sono stata per diciotto anni, ma anche a causa della malattia, mi sono separa da mio marito. E’ stata una decisione sofferta, ma forse necessaria, è stata una decisione che mi ha segnato.

-Hai figli?

Si, sono un’ orgogliosa madre di due ragazzi. Un maschio di 25 anni e una ragazza di 22.

-Prima della malattia lavoravi fuori casa oppure facevi la casalinga?

Ho sempre lavorato, per aiutare la famiglia, l’ho fatto fin dall’età di 19 anni, dopo il conseguimento del diploma di accompagnatrice turistica. Prima in una ditta di calzature e abiti in pelle, come addetta all’ ufficio commerciale. Lavoravo in quell’ ufficio, perché conosco le lingue straniere. Talvolta mi hanno fatto fare anche l’indossatrice, ma solo nelle emergenze! Quando mancavano le modelle professionali. (Lo dice, con una sorta di pudore, quasi a nascondere quella bellezza e quel fascino che ancora non le manca). Poi ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia. In ufficio affianco a mia madre. A 22 mi sono sposata continuando, però, a lavorare per il mio papà. Contemporaneamente lavoravo anche per mio marito, tenevo la contabilità per la sua azienda di autotrasporti. A 34 anni sono stata anche titolare di un negozio, che era cartoleria, edicola ed anche tabaccheria.

– Una grande vitalità ! Veramente un gran da fare. Però poi è sopraggiunta la malattia e la tua vita è cominciata ad essere diversa.

Si, a 38 mi sono ammalata di sclerosi multipla. Mi hanno diagnosticato la malattia l’8 ottobre 2004, ricordo perfettamente quel giorno. Non potrei dimenticarlo! Perché la diagnosi della malattia è stato come una fulmine a ciel sereno. Cominciava il mio Calvario. I primi sintomi, sono iniziati però già nell’agosto del 2004. Avevo dolore ad una gamba, cominciavo a zoppicare. Ma non davo molta importanza alla cosa, ero troppo impegnata nel lavoro, mi necessitava lavorare, cosi ho continuato ad andare nel mio negozio. Zoppicavo sempre più, ma facevo finta di nulla. Il lavoro prima di tutto.

– Non hai fatto delle analisi, per capire il perché di quel tuo non riuscire a camminare bene?

A settembre dello stesso anno, di ritorno a casa dal lavoro, in auto, mi sono accorta che non riuscivo più a premere il pedale dell’acceleratore. Riuscivo a premerlo solamente a scatti, avevo poca sensibilità al piede destro.

– Solo allora hai cominciato a preoccuparti in maniera seria?

Ero preoccupata, di quella situazione, cosi mi sono decisa di andare a farmi visitare da un medico. Fu lo stesso medico a mandarmi, d’urgenza in ospedale, dove sono rimasta per 15 giorni. Mi hanno fatto delle analisi e hanno approfondito con visite specialistiche. Al quindicesimo giorno è arrivata la diagnosi, una notizia bomba, uno shock, avevo la sclerosi multipla !

– E dal quel momento la tua vita è cambiata.

Completamente! Non potevo più lavorare, perché era difficile stare in piedi e in equilibrio. Ho dovuto mettere in vendita il negozio con grande dispiacere, perche amavo quel lavoro. Mi piaceva stare a contatto con le persone. Molti che frequentavano il negozio, più che clienti, potevo considerarli amici.

-Dopo cosa è successo, hai fatto ulteriori accertamenti clinici?

Ho impiegato più di un mese per riprendermi dallo shock. Ma non mi sono data per vinta e ho iniziato a girare molti ospedali. Volevo continuare ad avere la speranza di trovare una cura per la mia malattia. Girare per gli ospedali, mi ha fatto conoscere il variegato mondo dei malati di sclerosi multipla. Ho visto giovani, colpiti oltre che alle gambe, come me, anche alle mani. Immobili sulle loro carrozzine. In fondo io ero fortunata, la malattia mi aveva colpito solamente alle gambe, ma era una magra consolazione.

– Quindi si sei sottoposta a molte visite specialistiche?

Come ti ho detto sono stata in tantissimi ospedali. In quello di Ferrara, mi sono fatta visitare , nascondendo il fatto che la malattia mi era già stata diagnosticata.

Dicevo ai medici solo che mi faceva un gran male la schiena, perché volevo essere sicura della diagnosi di sclerosi multipla,cosa che poi mi hanno confermato.

Dalla sclerosi multipla non si guarisce, in alcuni casi si può bloccare la malattia. Ci sono dei farmaci che riescono a farlo, ma io ero intollerante ed allergica a quasi tutti i farmaci, per cui, per me, non era possibile nemmeno fermare la malattia.

Nei primi tempi dalla mia malattia, usavo una stampella perché non riuscivo a camminare bene. Poi dopo 5 anni ho iniziato ad usare la carrozzina solo per spostarmi quando dovevo percorrere lunghi tratti. Poi nel dicembre 2013, a seguito di una caduta in cui mi ero fratturata la terza vertebra sacrale, la carrozzina è diventata la mia compagna di vita, il mio vestito da indossare tutti i giorni.

– Però non ti davi per vinta! Dalla sclerosi multipla non si guarisce, cosi dice la scienza medica. Tu cosa cercavi?

Ogni malato di sclerosi multipla vive la propria malattia a modo suo. C’è chi reagisce, in un modo o nell’altro. Chi invece la subisce e si rassegna al suo stato di malato. Io cercavo di reagire. Capire, trovare una soluzione, farmi visitare da nuovi medici. Insomma non mi davo per vinta! Dalla sclerosi multipla non si guarisce, si può arrestare in alcuni casi. Ma il finale è solo uno passare il resto della vita su una sedia a rotelle.

– Poi sei andata a Medjugorje. Di tua spontanea volontà o spinta da qualcuno?

Medjugorje per me è stata la salvezza della mia anima;

mi proposero questo pellegrinaggio nel 2011 dei miei zii. Prima di allora, non sapevo neanche cosa ci fosse questo luogo, dove si trovasse. Non conoscevo nulla di Medjugorje, forse solo qualcosa per sentito dire.

Questi miei zii me lo proposero come un viaggio della speranza, ma loro in realtà pensavano già alla mia guarigione ma questo mi fu detto dopo.

Io, invece non pensavo minimamente alla mia guarigione. Non cercavo la mia guarigione in quel luogo. Quando poi sono tornata a casa, ho capito che quel viaggio per me ha rappresentato la mia conversione perché ho iniziato a pregare molto. Pregavo dovunque mi trovavo, bastava che chiudessi gli occhi e iniziavo a pregare. Ho riscoperto la fede ed oggi posso testimoniare che la fede non mi abbandona.

– E’ stata , quindi, prima solo un miracolo di conversione, quello fisico quando è avvenuto?

Ero a Medjugorje il 13 settembre 2014. In realtà, non sarei neanche dovuta andare, perché quel giorno dei miei amici si sposavano e mi avevano invitato al loro matrimonio. Pensa che avevo anche acquistato il vestito!

Però da luglio già sentivo nel mio cuore la forte chiamata ad andare a Medjugorje proprio in quella data, non so perché, ma era cosi. Una forte chiamata, anche se c’era di mezzo il matrimonio dei miei amici. All’inizio feci finta di nulla, non volevo ascoltare questa voce. Poi ad agosto chiamai i miei amici per dire loro che purtroppo non potevo essere al loro matrimonio, perché andavo in pellegrinaggio a Medjugorje.

I miei amici non la presero bene, si offesero per questa mia decisione. Altre persone amiche, mi consigliavano che se proprio volevo potevo andare a Medjugorje, potevo spostare la data, in modo da essere presente al matrimonio. Il matrimonio, certo, non poteva essere spostato! Ma ormai ero decisa, mi sarei fatta perdonare dai giovani sposi al mio rientro, avrei cercato il modo. Alla fine il 13 settembre loro si sono sposati ed io lo stesso giorno a Medjugorje ho ricevuto la guarigione.

– Racconta questo particolare momento della tua guarigione.

Tutto è iniziato, il giorno prima, la sera del 12 settembre. Ero in cappella, chiaramente, sulla mia carrozzina e c’erano molte altre persone, il sacerdote fece una messa di guarigione fisica.

Mi invitò a chiudere gli occhi e m’impose le mani, in quel momento sentii un gran caldo alle gambe e vidi una forte luce bianca. Una luce molto forte, e il volto di Gesù che mi sorrideva.

Il giorno successivo, lo stesso sacerdote ci riunì nuovamente in cappella e impose le mani a tutte le persone presenti.

Prima d’impormi le mani, mi diede un foglio dove oltre al mio nome, c’era una domanda specifica alla quale ognuno di noi doveva rispondere “Cosa vuoi che Gesù faccia per te?”.

Quella domanda mi mise in crisi, io ero abituata a pregare per gli altri, non chiedevo mai qualcosa per me. Così chiesi consiglio ad una suora seduta vicino a me, e lei mi disse di scrivere quello che sentivo nel mio cuore.

Invocai lo Spirito Santo, e mi arrivò l’illuminazione. Chiesi a Gesù di portare agli altri la pace e la serenità attraverso la mia vita.

Dopo l’imposizione delle mani, il sacerdote mi chiese se volevo stare ancora seduta nella carrozzina oppure se volevo alzarmi con l’aiuto e il sostegno di qualcuno. Avevo timore ma accettai di essere sostenuta e di alzarmi in piedi.

Il sacerdote fece un’altra imposizione delle mani e caddi nel riposo dello Spirito Santo. Conosci il riposo dello Spirito Santo, vero?

– Si so cosa è, ma spiegalo tu di cosa si tratta.

Il riposo dello Spirito Santo è una particolare condizione di semi – incoscienza. Si cade in terra senza farsi male e non si ha la forza di reagire perché in quel momento lo Spirito Santo agisce su di te. Si ha la percezione di tutto quello che accade all’infuori di te. Anche con gli occhi chiusi si riesce a vedere tutto quello che accade intorno a te in quel momento. Sono stata in terra per tre quarti d’ora. Sentivo che alle mie spalle vi erano Maria e Gesù che stavano pregando.

Cominciai a piangere a dirotto ma non avevo la forza di reagire. Quando sono rinvenuta due ragazzi mi hanno aiutato ad alzarmi. Con il loro sostegno sono andata di fronte all’altare dove era esposto il Santissimo, a ringraziare Gesù.

I ragazzi che mi avevano aiutata, mi stavano mettendo sulla carrozzina, quando il sacerdote mi disse che se mi fidavo di Gesù non dovevo sedermi in carrozzina ma dovevo iniziare a camminare.

Accettai di rimanere in piedi senza l’aiuto dei due ragazzi e rimasi sostenuta dalle mie gambe, in piedi da sola!

Quello era già un miracolo, perché da quando mi sono ammalata, non riuscivo più a farlo, non riuscivo a stare in piedi da sola. Non avevo più sensibilità alla gambe.

Poi cominciai a fare i primi due passi, ma ero instabile, sembravo un automa. Poi feci ancora altri due passi più decisi e riuscii anche a piegare le ginocchia.

In quel momento sentii Gesù che mi teneva per mano e cominciai a camminare.

Tutte le persone presenti cominciarono a piangere, alcuni pregavano e battevano le mani.

Questa e’ la storia di quel giorno meraviglioso. La carrozzina la uso soltanto quando faccio dei lunghi viaggi. La uso molto poco perché adesso riesco a tenermi in piedi con le mie gambe.

– Come è cambiata la tua vita, dopo quello che è accaduto? Parlami prima dal punto di vista fisico.

Prima cosa, come ho già detto, non uso quasi più la carrozzina. Lo faccio solo in occasioni di viaggi, per percorrere grandi distanze.

Il miglioramento è progressivo. Ho iniziato a usare il deambulatore, nei primi tempi facevo si e no 20 metri, adesso riesco a percorrere anche qualche chilometro senza stancarmi. Sto facendo fisioterapia per rinforzare la muscolatura e poter così essere totalmente autosufficiente. Ora dipendo ancora dagli altri e anche se non uso la carrozzina devo sempre avere un aiuto.

– Parlami invece ora dal punto di vista spirituale.

E’ Cambiato molto, prego molto di più, soprattutto di notte. Ogni giorno leggo il Vangelo, prego e leggo molto la Bibbia. Ora ho una grande responsabilità e testimonio ciò che ho ricevuto. Prego sempre per gli altri, come ho sempre fatto. Prego per i bambini mai nati, prego per le famiglie, per gli ammalati, per i non credenti e per i sacerdoti. Alla Madonna chiedo che ci tenga sotto il suo manto e che ci faccia arrivare a Gesù.

– Dopo la tua guarigione sei tornata nuovamente a Medjugorje?

Sono tornata subito dopo la mia guarigione a Medjugorje, il 24 settembre e sono rimasta fino al 12 ottobre. Poi sono ritornata diverse volte.

– Vuoi lasciare un messaggio a chi è nella sofferenza e nella malattia?

A tutti gli ammalati vorrei dire di non perdere mai la speranza. Di pregare molto perché solo la preghiera ci salva. E’ difficile accettare la sofferenza e la malattia, ma senza la propria croce non possiamo fare nulla. La Croce serve per capire il confine tra il bene ed il male.

La malattia è un dono, è strano vero? Non lo capiamo. E’ un dono per chi ci sta vicino. Affidare le nostre sofferenze a Gesù per dare poi la speranza agli altri, perché è tramite il vostro esempio che si può aiutare le altre persone.

Dobbiamo pregare Maria per arrivare a Suo figlio Gesù.

Bisogna credere e chiedere a Gesù. Se chiediamo con fede, il Signore ci da. I tempi di Dio non sono i nostri tempi, bisogna avere fede. Pregare Maria che Lei vi ascolterà e farà arrivare le nostre preghiere a suo figlio Gesù, perché le preghiere di una madre non sono mai negate.

-Grazie Gigliola della tua testimonianza.

Il giorno 2 di Maggio la Madonna a Medjugorje, ha dato il suo consueto messaggio alla veggente Mirjana, questo è il testo:

“Cari figli,

aprite i vostri cuori e provate a sentire quanto vi amo e quanto desidero che amiate mio Figlio. Desidero che Lo conosciate di più perché è impossibile conoscerlo e non amarLo, perché Lui è l’amore. Figli miei, io vi conosco: conosco i vostri dolori e le vostre sofferenze perché le ho vissute. Gioisco con voi nelle vostre gioie. Piango con voi nei vostri dolori. Non vi abbandonerò mai. Vi parlerò sempre con mitezza materna e, come madre, ho bisogno dei vostri cuori aperti, affinché con la sapienza e la semplicità diffondiate l’amore di mio Figlio. Ho bisogno di voi aperti e sensibili verso il bene e la misericordia. Ho bisogno della vostra unione con mio Figlio, perché desidero che siate felici e Lo aiutiate a portare la felicità a tutti i miei figli. Apostoli miei, ho bisogno di voi, affinché mostriate a tutti la verità divina, affinché il mio cuore, che ha sofferto e soffre anche oggi immensamente, possa nell’amore trionfare. Pregate per la santità dei vostri pastori, affinché nel nome di mio Figlio, possano operare miracoli,perché la santità opera miracoli. Vi ringrazio.”

Mirjana ha detto che la Madonna oggi è apparsa determinata e decisa.

Alcune riflessioni su questo messaggio:

Come in quello del 25 Aprile, Maria nella sua umanità, ci dice di capire i nostri dolori e le nostre sofferenze, “Perché le ho vissute”. Ci consola con amore materno, si fa partecipe dei dolori dell’uomo, li comprende, piange con noi per i nostri nostri dolori. Ma nel contempo gioiesce per le nostre gioie, come a consolarci, come per affermare che in questa nostra vita terrena, non c’e solo sofferenza, ma anche momenti di felicità. Una gioia che si costruisce rendendosi “Aperti e sensibili verso il bene e la misericordia ………… Ho bisogno della vostra unione con mio Figlio, perché desidero che siate felici e Lo aiutiate a portare la felicità a tutti i miei figli”. Maria ci invita, ancora una volta, ad essere suoi apostoli, suoi messaggeri della “Verità divina”, “…Affinché il mio cuore, che ha sofferto e soffre anche oggi immensamente, possa nell’amore trionfare”. Un messaggio di speranza, di amore, con una certezza che è anche una grande consolazione “Non vi abbandonerò mai”.

Nota: pubblicando i messaggi non si vuole dare nessuna forma di autenticazione agli stessi o agli eventi di Medjugorje in generale. Ogni decisione in merito, spetta solo alla Chiesa a cui ci si rimette in piena obbedienza.

Roberto Lauri

 

Matéria original: http://www.medjugorje-news.it/blog/2015/05/12/intervista-a-gigliola-candian-su-la-croce-quotidiano-del-5-maggio-2015/

 

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